BASI di addestramento

Addestramento e comportamento

Quello dell’addestramento del nostro cane è un argomento alquanto spinoso, perché non c’è un metodo scientifico universalmente riconosciuto come il migliore, che garantisca sempre il miglior risultato. Ci sono piuttosto varie correnti di pensiero e tutte hanno i loro buoni argomenti da proporre. Diciamo però che ci sono alcune regole di base, alcuni comportamenti, che possiamo ritenere sempre validi e che possono aiutarci ad avere un buon rapporto con i nostri amici quadrupedi.

Probabilmente avrete visto o avrete sentiti parlare di Cesar Millan e del suo programma “Dog Whisperer”. Molte persone proprio grazie a quel programma hanno scoperto tante sfaccettature del carattere del miglior amico dell’uomo. Detto che ritengo il programma interessante ma poco adatto ad un pubblico inesperto (il rischio emulazione è forte e sono tecniche che se non ben padroneggiate rischiano di fare più male che bene al cane e al padrone…), non ho certamente la pretesa di arrivare alla sua conoscenza del comportamento canino o di avere la sua capacità di rapportarmi con i cani, ma ho un’esperienza “vissuta” piuttosto vasta (abbiamo sempre avuto cani in famiglia ed io me ne sono sempre occupato con passione), oltre ad aver coltivato il mio interesse con la lettura di libri sull’addestramento e la conoscenza di molti esperti in materia. Ho avuto così modo di imparare diverse cosette e, sebbene con Charlie, l’ultimo arrivato in famiglia, il mio ego di “psicologo canino” stia vacillando un po’ (è un vero testardo il mio amato cockerino!), ritengo di poter dare qualche consiglio efficace che possa aiutare chi lo vorrà seguire a gestire al meglio il rapporto con il proprio cane.

Premesso che l’indole di un cane va sempre rispettata e che dovremmo evitare quindi, di insegnare la ferma e la punta ad un doberman o prendere un setter per fare il cane da guardia, è anche vero che gli atteggiamenti che gli consentiamo di tenere e gli stimoli a cui lo esponiamo, influenzano molto il comportamento del nostro amico. Quello poi di antropomorfizzare il cane, di considerarlo cioè come un essere umano è uno dei rischi maggiori a cui andiamo incontro. Il cane è un cane, non è una persona e non dobbiamo chiedergli di esserlo. Lui non ci chiederebbe mai di fare il cane! Ecco quindi le mie nove “regole auree” da tener presente per godere di un gratificante rapporto reciproco e che ritengo appunto la base per un buon addestramento:

1) Dai due ai sei mesi di vita, il cucciolo è molto recettivo nei confronti di tutto quello che avviene intorno a lui e del comportamento tenuto dal suo padrone, che lui identifica come suo “capobranco”. In questo periodo è importante anche e soprattutto farlo socializzare con altre persone e con i suoi simili, correggendo eventuali atteggiamenti scorretti.

2) Sempre nei primi mesi di vita, dedichiamo molto tempo al gioco con il nostro cucciolo. Questo ci aiuterà a creare un legame molto forte di affetto che è un prerequisito fondamentale per ogni forma di addestramento. Importante fare in modo che siamo sempre noi a decidere quando il gioco inizia, quando finisce, e a cosa giocare. Se è lui a cercarci col suo giocattolo preferito, ignoriamolo o facciamolo giocare a qualcos’altro (soprattutto quando è giovane, più in là è meno importante). Deve capire che siamo noi a condurre le danze e non lui. Teniamo un atteggiamento gentile ma fermo, senza trascurare neanche la postura, che deve essere “dominante” e suscitare in lui sicurezza.

3) Non cominciamo mai un gioco o un lavoro di addestramento con il nostro compagno quando siamo troppo nervosi o ansiosi. Sembrerà incredibile ma i cani sono molto recettivi verso il tipo di energia che emaniamo e potrebbe essere controproducente se non addirittura dannoso per il cane assorbire quelle ansie e frustrazioni. Molte patologie canine, come lo stress da abbandono con il cane che guaisce ogni volta che il padrone se ne va, sono frutto di atteggiamenti sbagliati e ansiosi da parte dell’umano. In poche parole il nostro amico percepisce la nostra ansia, il nostro disagio (per esempio la paura che attacchi briga con un altro cane quando lo incontra) e lo fa suo.

4) So che a volte può essere difficile, ma dovremmo evitare di coccolare e premiare il nostro cane quando non ci sia un motivo per farlo. In natura questo non succede e può essere disorientante per l’animale. Premiamolo invece per qualcosa che ha eseguito, anche un comando semplice come un “seduto” può essere una buona scusa se abbiamo voglia di accarezzarlo. Ci aiuterà nel gestirlo, gli piacerà di più perché riuscirà ad associare il suo “lavoro” al premio ed un cane gratificato è un cane felice.

5) Tutti gli ordini devono essere preceduti dal nome tranne il NO ed il TERRA, che vanno sempre dati in forma diretta. Evitiamo, inoltre, di dare comandi quando siamo sicuri che il nostro amico non li eseguirà, per esempio quando è troppo eccitato e ci accorgiamo che quasi non si accorge di noi, questo inconsciamente gli fa guadagnare punti e sminuisce la nostra autorità.

6) L’esecuzione dei comandi durante l’addestramento deve essere immediata, non dobbiamo far trascorrere più di qualche secondo, in caso contrario  applicheremo una forma di punizione sul momento. Punire in un secondo tempo, infatti, non avrebbe senso perchè il cane non sarebbe in grado di ricollegare le due cose e si farebbe solo una gran confusione. Questo vale anche per quando il nostro amico combina qualche guaio in casa o in giardino: punirlo a posteriori sarebbe solo un’inutile crudeltà, il richiamo va fatto esclusivamente mentre avviene l’azione, solo così lui capirà che ha agito male.

7) Ogni comando eseguito correttamente va invece sempre ricompensato con un rinforzo positivo. Questo può essere un biscottino per cani, la concessione di un giocattolo o anche un semplice gesto di affetto. Il rinforzo positivo è molto potente e va tenuto conto anche considerando il contrario e cioè che spesso il miglio rinforzo negativo, è per il nostro amico proprio la mancanza del rinforzo positivo (poi è chiaro che va vista nello specifico la sensibilità del singolo esemplare, la razza, l’indole e comportarsi di conseguenza).

8) Proprio in merito al rinforzo NEGATIVO, la punizione, per intenderci sono del parere che il più delle volte è già la mancanza del rinforzo a rivelarsi efficace. Solo in casi estremi come il cane che ringhia minaccioso al padrone, che si avventa su un bambino o su un altro cane si dovrebbe ricorrere a punizioni fisiche ed in quei rari casi queste devono essere ferme e provocare dolore altrimenti si rischia che possa non capire l’entità dello sbaglio.

9) La pazienza e soprattutto la costanza e la coerenza sono infine la chiave per ottenere i risultati più soddisfacenti nell’addestramento del nostro amico. Se decidiamo per esempio che c’è una zona della casa dove lui non deve andare e poi qualche volta  noi o qualcun altro gli permettiamo di accedervi, poi non lamentiamoci se il poveretto non capisce cosa fare. In quel caso la colpa sarà stata la nostra e non certo la sua.

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Anche i protagonisti del racconto si cimentano in queste attività. Certo per Strizzo è tutto molto più semplice, mentre il suo amico Charlie incontrerà qualche difficoltà in più… Se siete curiosi iniziate a leggere questa anteprima del libro.

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